Il titolo di questa rubrica può sembrare insolito, ma esprime bene lo scopo dei video: mostrare come la musica sia uno dei linguaggi più profondi per comunicare l’esperienza della fede. Molti compositori, infatti, hanno utilizzato la musica per esprimere emozioni, idee e intuizioni spirituali. Tuttavia, c’è qualcosa di più: la musica non solo comunica, ma eleva chi ascolta, aiutandolo a pregare e a cogliere qualcosa del mistero di DIO, talvolta persino oltre le intenzioni stesse del compositore.
Nasce così un circolo virtuoso tra compositore, interprete e ascoltatore: chi scrive mette in musica la propria fede, chi esegue cerca di comprenderne lo spirito, e chi ascolta entra in risonanza con quel messaggio. In questo modo la fede “accade” davvero, attraverso il linguaggio musicale. L’autore sottolinea un’idea centrale: DIO stesso è musicale, sinfonico, e la musica diventa un dono divino che ci aiuta a comprenderlo meglio.
La rubrica si propone quindi di analizzare alcune composizioni, soprattutto di musica sacra, per comprenderne il significato profondo e lasciarsi provocare nella fede. Il primo brano scelto è il celebre corale finale della Cantata BWV 147 di Johann Sebastian Bach, Jesus bleibet meine Freude (“GESU’ rimane la mia gioia”). Scritta nel 1723, durante il periodo di Lipsia, la cantata era destinata alla festa della Visitazione e si ispira al Vangelo del Magnificat.
In questa composizione, che Bach inserisce due volte all’interno della cantata, il compositore unisce i temi della gioia vera e della vita eterna. La sua musica, insieme dinamica e pacata, esprime quella serenità profonda che nasce dall’incontro con Cristo: un movimento interiore che è al tempo stesso pace e pienezza.


