Nel giorno del Corpus Domini del 1583, San Carlo Borromeo esortava i fedeli a rendere onore con la massima cura liturgica alla Divina Eucaristia. La Chiesa desidera che i cristiani apprezzino pienamente il dono immenso dell’Eucaristia, e per questo è necessario esternare una profonda devozione, consapevoli di essere ammessi alla presenza di Dio ogni volta che ci si trova davanti al santo altare. La possibilità di accedere così facilmente all’Eucaristia non deve generare abitudine o superficialità, ma gratitudine rinnovata e attenzione crescente.
Nella seconda parte dell’omelia, San Carlo denuncia l’azione del demonio, che cerca in ogni modo di sminuire l’Eucaristia, diffondendo eresie e trascuratezza. Anche tra i cristiani, col passare del tempo, si diffonde una certa freddezza nell’onorare il Santissimo Sacramento. Occorre dunque combattere la trascuratezza liturgica e la perdita del senso del sacro.
San Carlo richiama inoltre l’importanza dell’atteggiamento fisico: alcuni passano davanti al Santissimo senza neppure inginocchiarsi correttamente, piegando appena un ginocchio. Un tempo era consuetudine genuflettersi con entrambe le ginocchia in segno di adorazione. Questo gesto, oggi spesso dimenticato, è invece proporzionato alla grandezza del mistero eucaristico.
Infine, San Carlo rimprovera l’incoerenza di chi si veste con lusso e raffinatezza, ma lascia l’Eucaristia in povertà e trascuratezza. Non è degno onorare se stessi con sete e ori, mentre il Corpo di Cristo è coperto solo di lino. Siamo chiamati a restituire alla liturgia l’onore, la cura e il decoro che essa merita, almeno quanto quelli riservati alla nostra persona e alle nostre case.


