Proseguendo la lettura dell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, emerge un tema centrale: la critica al socialismo come falso rimedio ai problemi del lavoro e ai contrasti tra proletari e borghesi. Dopo aver difeso il diritto alla proprietà privata, il Papa si concentra su un altro pilastro della società, l’istituto della famiglia, considerato anteriore a ogni forma di società civile e indipendente dallo Stato.
La famiglia, spiega il Pontefice, è una “società domestica, piccola ma vera”, dotata di propri diritti e doveri che non dipendono dall’autorità pubblica. È dunque un grave errore pensare che lo Stato possa intervenire arbitrariamente nel santuario della famiglia. L’intervento pubblico è lecito solo in casi di estrema necessità, per soccorrere chi versa in gravi difficoltà, ma mai per sostituirsi ai genitori o per annullare l’autonomia familiare.
Il Papa denuncia che la dottrina socialista, volendo affidare allo Stato la cura e la provvidenza che spettano ai genitori, “scioglie la compagine delle famiglie” e contraddice la giustizia naturale. L’unione tra uomo e donna, aperta alla vita e dedita all’educazione dei figli, è un bene originario voluto da DIO, che nessuna ideologia può ridefinire o subordinare.
Parallelamente, Leone XIII ribadisce che la proprietà privata è un diritto naturale, fondamento della libertà e della dignità dell’uomo. La “comunanza dei beni” proposta dal socialismo distrugge tale diritto, rendendo i lavoratori schiavi di un potere statale lontano dalle reali esigenze delle persone e delle famiglie.
In conclusione, il Papa afferma con forza che famiglia e proprietà privata non possono essere sottomesse allo Stato, poiché da esse dipendono la stabilità sociale, la libertà individuale e la possibilità per ogni uomo di migliorare la propria condizione nel rispetto della legge naturale e della dignità cristiana.


