Nel capitolo IV, “La ponderatezza nell’agire”, l’autore invita alla prudenza e al discernimento. L’uomo saggio non crede a tutto ciò che sente, né si lascia guidare dagli impulsi o dalle voci altrui, perché conosce la fragilità e la malevolenza della natura umana. “Grande saggezza è non andare dietro a ogni discorso della gente”, ma cercare consiglio da persone rette e timorate di Dio. La vera sapienza nasce dall’umiltà: quanto più l’uomo è sottomesso a Dio, tanto più è pacato e saggio nelle sue azioni.
Questa riflessione richiama il Vangelo di Luca (17,10): “Siamo servi inutili: abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, che esprime l’essenza del servizio cristiano, umile e disinteressato. La salvezza, ricorda anche San Paolo (Ef 2,8-10), non proviene dalle opere ma è dono gratuito di DIO, al quale dobbiamo aderire con fede e obbedienza.
Nel capitolo V, “Lettura dei libri di devozione”, viene esortato a leggere non per curiosità o ricerca di erudizione, ma per nutrire lo spirito. Nei testi sacri e nelle opere spirituali si deve cercare la verità e l’utilità dell’anima, non la bellezza dello stile. La lettura dev’essere umile, semplice e guidata dalla fede. L’autore ammonisce: “Non cercare chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto”, poiché gli uomini passano, ma la verità di DIO rimane per sempre (Salmo 116). L’Imitazione di Cristo insegna così la via della sapienza interiore: umiltà, silenzio e fiducia nella parola di DIO.


