San Giovanni d’Avila, noto come il “Maestro Avila”, fu un semplice sacerdote secolare, ma è considerato il vero precursore della Controriforma in Spagna. Nato intorno al 1500 in Castiglia da una famiglia nobile, scelse fin da giovane una vita di totale dedizione a Dio, rinunciando a ricchezze e onori. Inizialmente desideroso di evangelizzare le Americhe, fu però invitato dall’arcivescovo di Siviglia a restare in Spagna, dove avrebbe esercitato un’influenza decisiva sulla riforma del clero e sulla rinascita spirituale del Paese.
Le sue omelie infiammavano gli animi e scossero una Chiesa assopita e spesso corrotta, tanto da attirare su di sé l’ostilità del clero, che lo denunciò all’Inquisizione. Durante la prigionia, scrisse la sua opera spirituale più importante: Audifilia (“Ascolta, figlia”). Assolto da ogni accusa, tornò alla predicazione con maggiore forza e fu guida spirituale per santi come Giovanni di Dio, Francesco Borgia e Teresa d’Avila, che gli affidò persino la sua autobiografia.
La sua scuola sacerdotale si fondava su quattro pilastri: preghiera quotidiana, orazione mentale, povertà evangelica e mortificazione dei sensi. Non fondò ordini religiosi, preferendo riformare dall’interno il clero secolare.
Negli ultimi anni si ritirò a Montilla, continuando il suo ministero tramite lettere spirituali. Morì nel 1569 chiedendo che si celebrassero “messe, molte messe”. È stato beatificato, canonizzato e proclamato Dottore della Chiesa. Papa Francesco ha istituito la sua memoria liturgica il 10 maggio.
Nel suo Trattato sul sacerdozio, S. Giovanni d’Avila descrive il ministero sacerdotale come una duplice tensione verso Dio e verso gli uomini, sottolineando il legame con il sacrificio eucaristico e l’identificazione con Cristo, primo sacerdote e vittima. L’opera, sebbene incompleta, resta una guida preziosa per il rinnovamento della vita sacerdotale.


