Nel giugno del 1583, San Carlo Borromeo tenne a Milano un’omelia per la Società del Santissimo Sacramento, dedicata al mistero dell’Eucaristia e della comunione eucaristica. Nella sua formazione spirituale, il santo invita i fedeli ad accostarsi frequentemente alla Comunione, considerandola la forma più alta per onorare il Santissimo Sacramento. Esorta inoltre i cristiani a “portare la divisa di Cristo”, non fatta di stoffe o ornamenti, ma di coraggio nel testimoniare pubblicamente la fede, senza vergognarsi del Vangelo né temere il giudizio del mondo.
Dopo questa introduzione, San Carlo affronta il cuore della sua omelia: non basta amare il prossimo e compiere opere di misericordia se queste non sono vissute alla presenza di DIO. L’amore autentico verso l’altro nasce solo da una vera comunione con il Signore. Egli avverte che, se l’uomo non è unito a DIO, anche la carità più generosa resta incompleta. Per San Carlo, ogni atto di bene verso il prossimo deve essere fatto “come se fosse fatto al Signore”, riconoscendo in ogni persona l’immagine divina.
Da qui deriva un insegnamento profondo: la carità vera non è soltanto amore umano, ma partecipazione all’amore stesso di DIO. Il cristiano ama Dio per se stesso e ama il prossimo “in DIO”, cioè vedendo in lui il riflesso del Creatore. Questa carità diventa la veste spirituale del cristiano, contrapposta alle vanità esteriori.
San Carlo conclude ammonendo i fedeli: la vera carità nasce da DIO, perché solo chi è in comunione con Lui può portarlo agli altri. Chi ama davvero Dio diventa strumento del suo amore, capace di trasmettere Cristo stesso al mondo.


