
Nel mistero della Visitazione, la Beata Vergine Maria si reca dalla cugina Elisabetta non solo per un gesto di affetto familiare, ma per una missione più alta e spirituale. Lo sottolinea Sant’Ambrogio, le cui parole sono riportate nel mattutino del breviario romano nella festa della Visitazione.
Maria si trattiene tre mesi presso Elisabetta non solo per assisterla, ma per contribuire, con la sua presenza, alla preparazione della missione di Giovanni Battista. Sant’Ambrogio osserva che, se il bambino sussultò nel grembo al semplice arrivo di Maria, quanto più sarà stato influenzato dalla sua presenza prolungata! Giovanni, profeta fin dal seno materno, veniva così unto e allenato spiritualmente, come un atleta che si prepara alla sua corsa, già nell’utero della madre.
Questa interpretazione eleva l’episodio da gesto di cortesia familiare a evento teologico di profonda importanza, in cui Cristo, presente nel grembo di Maria, santifica e fortifica il suo precursore.
Da questo episodio traiamo un insegnamento anche per la nostra vita di fede: quando viviamo la carità verso il prossimo, non dobbiamo ridurla a semplice azione sociale. Il cristiano autentico porta con sé Cristo e, attraverso ogni gesto di servizio, trasmette la sua presenza redentrice e fortificante. Anche se in modo invisibile, l’agire cristiano ha un’efficacia spirituale reale e profonda.
Meditando con Sant’Ambrogio sulla Visitazione, riconosciamo allora la grandezza di ogni atto compiuto in comunione con Cristo, anche il più semplice.


